Ho letto un libro, uno di quei libri che fanno centro al cuore, uno di quei libri che pagina dopo pagina entra e si insinua nei tuoi pensieri.
Ho letto un libro che mi ha fatto andare in apnea un paio di volte, che mi ha riempito gli occhi di lacrime, che mi è risuonato e continua a risuornarmi dentro.
Il libro in questione è Mamma non farmi male di Marina Valcarenghi.
Le parole di questo libro, che dovrei rileggere almeno altre cinque volte per capirle meglio, mi hanno aperto pensieri sul mio modo di essere mamma, soprattutto con la ado, con la quale credo di avere alcuni conti in sospeso.
La sua maternità è stata decisa velocemente, repentinamente: Io volevo un bambino. Un bambino lo volevo già a 19 anni quando ho incontrato il primo ragazzo che mi ha strapazzato il cuore, ma lui, non ne voleva sapere (giustamente!).
Poi è arrivato lui, ragazzo bello e maledetto, giramondo e tatuato e anche lì il cuore è stato strapazzato.
In questo caso posso dire che il mio cuore è stato pestato, calpestato, frantumato, spezzato, sbriciolato e anche offeso, ma questa è un altra storia.
Lei è nata in una fredda notte di Novembre, il suo parto è stato veloce, caldo e urlato.
Lei è uscita senza quasi piangere ed ha iniziato a fissarmi con i suoi occhioni acquei.
Poi io e lei abbiamo trascorso tante notti e giorni sole, ci siamo conosciute pian piano, io ero molto giovane, avrei voluto forse andare a ballare, avrei voluto studiare e invece mi sono presa cura di lei e ho tentato di proteggerla da quella storia turbolenta.
Poi ce ne siamo andate insieme, sempre in una mattina fredda di Dicembre, con quattro cose sotto braccio ed in macchina, lei con la sua vocina disse :"Ma poverino il papà che rimane da solo".
Ecco forse questa frase qualcosa ha fatto nel mio cuore, già io avevo bisogno che lei fosse dalla mia parte, che prendesse le mie difese e forse questo rancore l'ho portato e un po l'ho porto dentro.
So benissimo che è giusto, naturale e sano che lei voglia bene a suo padre e che a 3 anni non poteva capire come stavo io, ma credo che il punto sia proprio questo: Io la volevo dalla mia parte.
Questo sasso rimane sempre nella relazione con lei, lo sento nelle scarpe quando vedo atteggiamenti che aveva suo padre, quando prende le sue difese, quando parla come lui....dà fastidio un po', ferisce ma poi passa, per ripresentarsi inesorabilmente qualche tempo dopo.
Il momento peggiore dove il sasso oltre che nelle scarpe me lo sento nel cuore è quando lei, piccola donna, prende un aereo, sorvola oceani e va da lui per un mese.
La ado è partita giovedì e ora è in Cambogia, in Cambogia con i suoi 16 anni, le sue paure, la sua vitalità, la sua allegria e il suo desiderio di stare con suo padre.
E mentre io mi arrovello nei miei pensieri...mi vengono alla mente le madri descritte nel Libro e tento di collocarmi e di riconoscermi per poter riuscire ad uscire da questo tunnel che ogni anno mi porta a litigare con lei prima che parta e a bruciare di sensi di colpa finché non torna.
Questo libro mi ha permesso di far risuonare questi pensieri dentro di me.
Ora Aspetto il 3 Luglio e mi riprometto che lavorerò per migliorare tutto questo.
Tu sei una mamma ed una donna speciale, profonda e dolcissima, così complessa da non aver paura non solo di pensarle certe cose, ma addirittura di farci il dono di poterle condividerle... Grazie, davvero, amica mia
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