La parola preoccupazione sembra sia insita nel ruolo di una madre. I primi sintomi appaiono alla doppia riga del test di gravidanza e sembra non lascino più scampo.
Ci sono giorni in cui sembra affievvolirsi, ma poi basta poco per rinvigorirla e renderla forte e rigogliosa.
La preoccupazione ha quindi varie sfumature:
- parte dai colori pastello con semplici interrogativi.
"Avrà mangiato abbastanza?" "Ma quello strano brufolino non l'avevo mai visto". "Chissà se ha capito le divisioni". "Non esce mai.....possibile?".
- si sposta poi sui colori caldi, accesi e gli interrogativi, diventano domande martellanti.
"Mangia poco, è troppo magra, non è normale." "Quel brufolino sembra aver cambiato forma, sarà un herpes, un' infezione, il morbillo?". "Non capisce le divisioni come farà con le frazioni?" .
- si accende e diventa color fluo e quindi le domande martellanti diventano incubi ricorrenti.
"Ecco, questa bambina avrà sicuramente un problema allo stomaco....devo portarla da uno specialista". "Il brufolo è ingrossato, sarà una rara malattia tropicale....devo andare dal dermatologo." "Niente le divisioni non le sa.....ripeterà le elementari, non ce la farà mai." "E' sempre chiusa in camera, starà sviluppando una patologia psicopatica".
Io sono come mamma un po' arcobaleno, passo dai colori tenui al fluo, ai colori accesi e al non pormi nessuna domanda. Sento sempre, però, da quando sono nati i miei figli quella rughina nella mente, un fastidio che mi accompagna, una domandina presente. Questa perenne presenza che a volte mi rilassa perché mi tiene compagnia, a volte diventa ingombrante e molesta e non mi permette di accendere la mente.Io un po' a questa rughina lego il mio essere mamma.
La mamma è quella che si preoccupa perché non mangi (la mia perché mangiavo troppo), perché hai un dolorino mai avuto, perché hai una brutta cera, perché sei triste, perché non esci o esci troppo.
Essere mamma vuol dire preoccuparsi, avere sempre un pensiero acceso su qualcun altro.
La preoccupazione porta a essere sempre vigili e non pensare solo a sé, ma a sintonizzare il cuore su più frequenze e ad aprire la mente.
La preoccupazione spesso imballa, paralizza e genera confusione, ma questa è una caratteristica di chiunque abbia figli.
La preoccupazione va tenuta a bada e non sempre ascoltata fino alla fine, ma questo vale anche per tutte le madri che ascoltano le lagne dei lori figli e per sopravvivere staccano l'udito a metà.
La preoccupazione spinge a farsi domande, a non dormire sugli allori e questo vale per tutte le madri in genere....già perché quando nasce un figlio dormire non se parla e figuriamoci sugli allori.
Quindi alla fine, grazie preoccupazione perché con te sono nati i miei pensieri materni, catastrofici, altruistici e disorganizzati....da quando sei con me, quella rughina fa parte del mio Dna.
Ci sono giorni in cui sembra affievvolirsi, ma poi basta poco per rinvigorirla e renderla forte e rigogliosa.
La preoccupazione ha quindi varie sfumature:
- parte dai colori pastello con semplici interrogativi.
"Avrà mangiato abbastanza?" "Ma quello strano brufolino non l'avevo mai visto". "Chissà se ha capito le divisioni". "Non esce mai.....possibile?".
- si sposta poi sui colori caldi, accesi e gli interrogativi, diventano domande martellanti.
"Mangia poco, è troppo magra, non è normale." "Quel brufolino sembra aver cambiato forma, sarà un herpes, un' infezione, il morbillo?". "Non capisce le divisioni come farà con le frazioni?" .
- si accende e diventa color fluo e quindi le domande martellanti diventano incubi ricorrenti.
"Ecco, questa bambina avrà sicuramente un problema allo stomaco....devo portarla da uno specialista". "Il brufolo è ingrossato, sarà una rara malattia tropicale....devo andare dal dermatologo." "Niente le divisioni non le sa.....ripeterà le elementari, non ce la farà mai." "E' sempre chiusa in camera, starà sviluppando una patologia psicopatica".
Io sono come mamma un po' arcobaleno, passo dai colori tenui al fluo, ai colori accesi e al non pormi nessuna domanda. Sento sempre, però, da quando sono nati i miei figli quella rughina nella mente, un fastidio che mi accompagna, una domandina presente. Questa perenne presenza che a volte mi rilassa perché mi tiene compagnia, a volte diventa ingombrante e molesta e non mi permette di accendere la mente.Io un po' a questa rughina lego il mio essere mamma.
La mamma è quella che si preoccupa perché non mangi (la mia perché mangiavo troppo), perché hai un dolorino mai avuto, perché hai una brutta cera, perché sei triste, perché non esci o esci troppo.
Essere mamma vuol dire preoccuparsi, avere sempre un pensiero acceso su qualcun altro.
La preoccupazione porta a essere sempre vigili e non pensare solo a sé, ma a sintonizzare il cuore su più frequenze e ad aprire la mente.
La preoccupazione spesso imballa, paralizza e genera confusione, ma questa è una caratteristica di chiunque abbia figli.
La preoccupazione va tenuta a bada e non sempre ascoltata fino alla fine, ma questo vale anche per tutte le madri che ascoltano le lagne dei lori figli e per sopravvivere staccano l'udito a metà.
La preoccupazione spinge a farsi domande, a non dormire sugli allori e questo vale per tutte le madri in genere....già perché quando nasce un figlio dormire non se parla e figuriamoci sugli allori.
Quindi alla fine, grazie preoccupazione perché con te sono nati i miei pensieri materni, catastrofici, altruistici e disorganizzati....da quando sei con me, quella rughina fa parte del mio Dna.
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